BOLOGNA: ” Wharol & Friends”

0
794

Andy Wharol – foto di Jack Mitchell

 

Con “Warhol & Friends” il curatore Luca Beatrice insieme ad Arthemisia, Azienda privata specializzata in organizzazione di mostre di alto livello, vuole trasmetterci un messaggio differente dalla solita percezione che abbiamo dell’artista Andy Warhol. Beatrice ci racconta qualcosa di più profondo:  il sentimento dell’amicizia che gravitava intorno a quest’artista, che era prima di tutto un uomo e un buon accentratore d’affetti e di giocosità.

Wharol amava fotografare i suoi amici con una Polaroid che teneva a portata di mano e fu con questo suo feticcio che lo volle immortalare Oliviero Toscani, fotografo emergente in quegli anni destinato a rivoluzionare in seguito il modo di comunicare.

Ma chi erano gli amici di Warhol ? Non solo Keith Haring e Jean-Michel Basquiat come molti sanno, c’erano anche Jeff Koons, Julian Schnabel, Patty Smith, Robert Mapplethorpe, l’istrionica Madonna ed altri. Nei divertenti e divertiti anni’80 di una New York indipendente, ribelle e a tratti garbatamente pazza, si costruiva un qualcosa che dopo quasi quarant’anni non si è più ripetuto: una comunità dell’arte contemporanea.

Nel frattempo in Italia si dava, anche qui, nuova linfa all’arte con i “Nuovi-nuovi” di Renato Barilli e la “Trasavanguardia” di Achille Bonito Oliva, due movimenti artistici che miravano a smuovere qualcosa anche nel Bel Paese. Ma l’Italia puntava a New York che con “Warhol & Friends” sembrava essere una città delle meraviglie.

Così anche un altro artista prese letteralmente il volo per la Grande Mela ed era Francesco Clemente che da Roma si trasferì ed entrò a far parte di questo gruppo di artisti neo-rivoluzionari.

Foto di Andy Wharol

 

Erano gli anni in cui Ronald Regan, ex attore di media fama, venne eletto Presidente degli Stati Uniti. Era il sogno americano che si realizzava: chiunque può emergere e diventare qualcuno. E infatti dopo numerosi tentativi di ricerca di successo anche per Warhol arrivarono ben più di quindici minuti di celebrità e il motivo fu la copertina che gli  aveva dedicato il TIME (1962) con rappresentate le serigrafie dei barattoli della “Zuppa Campbell”. Da lì finì il concetto di arte unica per passare ai multipli. Un’idea rivoluzionaria per quegli anni e che regalò all’artista subito grande polarità. Ma fu il viso di Marylin (1967) che divenne l’icona warholiana per antonomasia. Utilizzò una foto fatta all’attrice durante le riprese del film “Niagara”  e rese questa immagine conosciuta praticamente ovunque e per Andy Warhol divenne un vero e proprio marchio di fabbrica.

 

Foto di Andy Wharol

 

Warhol venne anche in Italia in quegli anni, c’è chi ricorda ancora anche il passaggio ferrarese con la Mostra al Palazzo dei Diamanti, periodo in cui il  Direttore era Franco Farina.

Erano anni da sogno per New York e, anche se per meno tempo, pure per Ferrara. Ci fu solo un problema e non piccolo: l’AIDS, che portò via alcuni amici dell’artista.

Sono indubbiamente anni da ricordare e lo si può fare grazie a questa gradevolissima Mostra a Palazzo Albergati a Bologna, che rimarrà aperta fino al 29 febbraio 2019.

 

Eugenia Neri

 

SHARE

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here