Il tesoro di Bologna

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Nella foto: Il TESTONE – Una rarissima moneta fatta coniare da Giovanni Bentivoglio II.

 

Pochi sanno che nel pieno centro di Bologna è sepolto un tesoro (mai riportato alla luce) del quale si conoscono esattamente il punto e la profondità in cui si trova, l’origine e l’età delle monete di cui è composto.

Documenti che narrano la storia della città riportano infatti che quattro vasi di ceramica, alti più di un palmo e colmi di preziose monete del periodo dei Bentivoglio, in oro argento e bronzo, sono interrati un metro sotto l’asfalto di via Castagnoli, tra il Teatro Comunale e Palazzo Malvezzi, a cento metri circa dall’incrocio con via San Donato.

La ricerca dell’origine dei quattro vasi riconduce al fantastico palazzo costruito dai Bentivoglio, signori di Bologna, e apre una pagina della storia della città risalente agli anni attorno al 1500, densa di avvenimenti. I vasi furono interrati nel 1489 da Giovanni II Bentivoglio, come voto alla fortuna, nelle fondamenta della torre che aveva deciso di costruire accanto al suo sontuoso palazzo.

Terminati i lavori delle fondamenta, il Bentivoglio, nel corso di una fastosa cerimonia, pose la prima pietra della torre. Dopo di lui misero altre pietre i figli Annibale, Antongaleazzo, Alessandro ed Ermete. Per completare l’opera Bartolomeo Rossi, il segretario della famiglia, fece interrare quattro vasi di ceramica, alti più di un palmo e colmi di monete in oro argento e bronzo, recanti l’effigie di Giovanni II con il suo stemma. I vasi furono collocati dal segretario agli angoli delle fondamenta e coperti da tavolette di bronzo.

Giovanni Bentivoglio – II ritratto da E. De Roberti

Conclusa la sontuosa cerimonia iniziò la costruzione in muratura della torre. La torre di sette piani con ardite volte, splendide stanze e un ballatoio merlato, venne impreziosita da dipinti di Lorenzo Costa, Francesco Francia e di altri insigni pittori dell’epoca.

Anche Raffaello Sanzio, quando ebbe occasione di ammirare le pitture, le lodò apertamente. Nel basamento della costruzione, dove erano conservate le riserve alimentari indispensabili per potervi restare al sicuro molto tempo in caso di bisogno, fu scavato anche un pozzo che avrebbe assicurato una ingente riserva di acqua nell’eventualità di un assedio. In questo stesso pozzo è molto probabile che la famiglia Bentivoglio abbia nascosto bronzi, ceramiche, ori, quando dovette fuggire da Bologna nel 1507.

La vita della torre, completata nel 1495, fu breve e tragica.

Il 13 aprile 1504 infatti fu colpita da un fulmine che dopo aver attraversato i suoi sette piani si scaricò nell’appartamento di Giovanni II. Otto mesi dopo, l’ultimo giorno del 1504, si registrò un terremoto così potente da imporre la demolizione di oltre metà dell’edificio. Nel maggio del 1507 infine, dopo che la famiglia Bentivoglio era stata cacciata da Bologna, la torre venne rasa al suolo durante una sollevazione popolare guidata da Gozzadini. Nel corso della stessa rivolta venne incendiata e ridotta ad un ammasso di macerie, dopo un mese di saccheggio, anche la sontuosa reggia dalle trecento stanze, considerata la più bella d’Italia e tra e più belle al mondo, che era costata centocinquantamila ducati d’oro corrispondenti a molti milioni di euro d’oggi.

Le macerie rimasero abbandonate fino al 1750 quando, nello stesso luogo identificato nel frattempo come il Guasto di Bentivoglio, la famiglia degli architetti Bibiena costruì il Teatro Comunale. Della torre era rimasto un troncone alto pochi metri che fu demolito dai Malvezzi alla fine del 1700, quando costruirono la facciata ed un lato del loro prospiciente palazzo.

Nell’anno 1866, in seguito a lavori di sistemazione della via Castagnoli, ciò che era rimasto delle mura, venne abbassato e celato pochi centimetri sotto la sede stradale.

In quell’anno finirono le peripezie della torre che, divenuta ormai invisibile, non dava più fastidio a nessuno.

L’ultima volta che venne alla luce fu nel settembre del 1928 quando  furono eseguiti scavi regolari attorno alle pareti con l’ordine di non manomettere la parte interna. Il troncone di torre rimasto, residuo segno del fasto dei Bentivoglio, racchiude ancora tra le sue ultime pietre una briciola delle loro immense ricchezze.

I quattro vasi che, malgrado le tragiche vicissitudini della torre sono ancora nascosti nelle fondamenta di una costruzione scomparsa, celano infatti un tesoro in monete antiche di rilevante valore storico ed economico.

Lamberto Bertozzi

 

Foto dalla “Collezione di Luca e Lamberto Bertozzi”

 

 

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