Montagna da salvare – parte seconda

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Tempo fa lessi una esternazione di Mauro Corona sul fatto che se in uno sperduto paese di montagna qualcuno avesse aperto una attività commerciale, osteria, negozietto o altro, immediatamente si sarebbe trovato la Finanza alla porta. Osservazione, in parte, giustissima, allineata con il pensiero di un dirigente di Equitalia che, rispondendo in una intervista, certificò che era nelle loro possibilità castigare il barista di RoccaCannuccia se non avesse emesso lo scontrino di un caffè, ma non avevano i mezzi per colpire i grandi evasori di milioni se non miliardi perché vi erano falle nelle leggi. Vi è però nel pensiero del sig. Corona un lato poco chiaro. Mi riferisco alla quasi totale assenza delle amministrazioni locali nell’assumere posizioni o richieste alle Regioni o allo Stato a difesa dei propri amministrati. Parto da considerazioni pratiche. Lo spopolamento della montagna, almeno qui da noi in Appennino, è causato, in primo luogo, da una strutturale carenza nell’ambito della istruzione. Oggi, le fabbriche, operano con robot, computer, programmi ed altro per operare con questi strumenti si richiede un livello di istruzione che può essere fornito da dipartimenti universitari o istituti equiparati. Non essendoci questi centri di studio, i giovani emigrano per istruirsi e, poi. trovano lavoro altrove e non ritornano. Non so da lei, sig. Corona, ma da noi non ho mai sentito amministratori locali alzare la voce o protestare per queste carenze nell’ambito dell’istruzione e, conseguentemente, nel mondo del lavoro. Un altro esempio di “Disattenzione” amministrativa locale. Sino al 2018 , ultimi tempi del governo Gentiloni, era proibito impostare canne fumarie all’esterno degli edifici. Se considera che molte case costruite nelle nostre zone di montagna sino al 1950 ed oltre, avevano solo il camino, può pensare cosa significasse non potere sistemare adeguati impianti di riscaldamento per bagni ed acqua calda . Non si tratta di case con vincoli delle sopraintendenze, si tratta di case tirate su con sassi e terra. Lei capisce bene che vivere in abitazioni con simili mancanze di confort ed anche di servizi igienici, fosse un incentivo non da poco per recarsi in città sia per lavoro, sia per studio che per potere disporre del bagno in casa. Non ho mai sentito alcun amministratore chiedere deroghe per questa assurda normativa. C’è voluto il 2018 con 56 nuove indicazioni date dal Governo Gentiloni per consentire a chi abita in montagna di avere un impianto di riscaldamento adeguato ai tempi ed anche dei servizi igienici da paese civile. Ma la gente, in gran parte, se ne era già andata spopolando interi paesi. In compenso si erano fatti, e si continuano a fare, convegni a ripetizione sulla Montagna da salvare. Formulo un quesito : Salvare da chi ?

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