La farsa democratica

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Siamo in un periodo di turbolenze elettorali, la voce democrazia viene proferita ad ogni piè sospinto . Sembra che le votazioni siano la base della democrazia stessa . Purtroppo, e l’ho già scritto, le urne sono un momento necessario ma non sufficiente per una democrazia, anzi, facendo alcuni esami numerici di matematica da scuola elementare, si scopre che le cose non stanno proprio così . Partiamo dal concetto che una partecipazione del 100 % del corpo elettorale da la garanzia di essere in una democrazia ( potere del popolo, dal greco ) . Però anche qui abbiamo un grave problema già evidenziato sia dai padri della Carta Costituzionale degli U.S.A. sia da Alexis De Tocqueville nel suo fondamentale testo “La democrazia in America” del 1835, ovvero il rischio della dittatura della maggioranza . Se un partito ottiene il 60 % dei voti in una tornata elettorale può benissimo imporre le proprie strategie, la propria occupazione di posti chiave nella struttura politico-economica, la manipolazione dei mezzi di informazione ed altro ancora sia per il periodo che è al potere e ponendo in essere un serio condizionamento per le future elezioni . Ma ciò ha un senso se, come detto, si ha una partecipazione al voto del 100% o con percentuali a ciò vicine . Ma se queste percentuali diminuiscono passiamo dalla dittatura della maggioranza alla dittatura della minoranza . Dobbiamo focalizzarci sul fatto che chi non si reca al voto o chi consegna scheda nulla o bianca esprime, nei fatti, una protesta o mancanza di fiducia nel mondo politico che in quel momento gestisce la cosa pubblica . Già con percentuali al di sotto del 70 % con un’ astensione del 30 % + 5 % di schede bianche o nulle per un totale del 35 % siamo, con tre partiti in lizza, sullo spartiacque . Due partiti ottengono rispettivamente il 15 % il 20 % ed il più votato il 30 % . Il partito maggiore è proprio quello dell’astensione con il 35 % . Arriviamo alle ultime elezioni regionali in E-R con una partecipazione alle votazioni del 38 % ed un astensionismo del 62 % cui sarebbero da sommarsi le schede bianche e quelle nulle . Diciamo che siamo attorno ad un 65 % di disaffezione . Il candidato che ha vinto dette elezioni ha ottenuto il 17 % . Come ben si vede ci troviamo dinnanzi ad una dittatura di una esigua minoranza : 17 % contro 65 % . Il ragionamento che il 65 % avrebbe dovuto andare a votare non regge . Vi dimostro che per due partiti che occupino il Parlamento ( tipo Democratici e Repubblicani negli U.S.A. ) conviene accordarsi nel presentare alle elezioni due liste di personaggi totalmente impresentabili . La stragrande maggioranza degli elettori si schiferà di andare a votare simili pendagli da forca, ergo ? Basta che si rechino a votare il 3 % ( 2% per la maggioranza e l’ 1 % per l’opposizione ) ed il gioco è fatto . Al limite bastano 3 voti ! Ripensiamo alle elezioni in Emilia-Romagna . Qui, in aggiunta ad un sistema di gestione della cosa pubblica auto referente che aveva smontato la partecipazione popolare alla vita politica, vi furono diverse traversie giudiziarie che vide implicati vari esponenti politici . Non è il caso di esternare giudizi, quello fu compito della Magistratura, dobbiamo solo considerare l’aspetto psicologico sugli elettori di tali fatti . Ed infatti circa il 65 % concorse a formare il partito della protesta o dell’astensione . Risultato ? Il 17 % governa sopra il 65 % . La vogliamo chiamare democrazia ? Democrazia nel senso di Potere del Popolo, perché il 65 % non è il popolo ? Le recenti elezioni nel Molise con un’affluenza di poco superiore al 50% ripropone le stesse problematiche . Vi è un partito che ha ottenuto il 9 % ! Il 9 % del 50 % è esattamente il 4,5 % ! Smettiamola di menar per il naso gli elettori e forniamo loro dati matematicamente ineccepibili facenti riferimento all’ INTERO CORPO ELETTORALE . Anche là ci troviamo dinnanzi alla dittatura di una minoranza, non è infatti possibile che con un astensionismo + schede nulle e bianche per un totale del 50 % vi sia un partito, entro un lotto di una decina, che ottenga il 51 % ! A questo punto quanto sollevato da Jefferson o da Alexis De Tocqueville sulla dittatura della maggioranza viene superato dalla dittatura della minoranza che, nel caso di liste vergognose, ha la massima probabilità di sedersi in Parlamento e decidere i destini di un Paese . Il principio economico della moneta cattiva che scaccia quella buona in questi casi ha molte probabilità di affermarsi . Quindi, una indicazione per i lettori di Renonews, quando i votanti in una elezione scendono al di sotto del 60-65 % di Democrazia ve n’è poca, potremmo parlare di Oligarchia ( il potere di pochi ) ed al limite, in Italia siamo molto esperti in questo, di Cleptocrazia ( il potere ai ladri, Kleptes in greco significa ladro ) . Concludendo, sentire dire :”Siamo eletti dal popolo, rappresentiamo il popolo ecc. “ quando si ha al massimo un 20-30 % di consensi dal corpo elettorale, si raccontano solo delle fandonie .

 Ettore Scagliarini

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