Elezioni prossime venture

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Dopo l’ultima tornata elettorale di Domenica 24 Giugno, sarebbe opportuno fare alcune considerazioni in attesa delle prossime che interesseranno la nostra regione ed i nostri luoghi. Due sono gli aspetti delle recenti consultazioni: una diminuzione dei partecipanti al voto che in taluni casi si è ridotto al 20% del corpo elettorale, l’altro la progressiva riduzione della rilevanza amministrativa e politica della sinistra. Parto da quest’ultimo aspetto visto che la nostra Regione e le nostre zono sono storicamente aree di appartenenza progressista. Da circa 150 anni, prima il socialismo ottocentesco e, poi, il Partito Comunista hanno rappresentato quelle classi sociali cui era negata o ridotta la presenza politica prendendone le difese e dando voce ai loro diritti. Ovviamente tutto questo significava gestire la cosa pubblica con maggiore onestà, oculatezza e soddisfare le esigenze fondamentali della società. Al di là delle ideologie di riferimento, la cosa ha funzionato, confrontando con il dilagante malcostume affaristico di altre aree politiche, sino alla fine anni ’70 del secolo scorso. Già Enrico Berlinguer, segretario del P.C.I., aveva sottolineato come all’interno della sinistra si stesse introducendo una gestione del potere finalizzato all’affarismo, al “possesso” del potere per il potere, alla creazione di cosche famigliari, di sodali e di persone di pochi scrupoli. In poche parole si iniziava a tradire quelle che erano le basi storiche e politiche del mondo progressista. Le parole del segretario del P.C.I. sembra siano cadute nel vuoto. Prima il P.S.I., il Partito Socialista con la gestione di Bettino Craxi finì travolto da una serie di scandali culminato nei processi di Mani Pulite. L’ intero mondo partitico fu visto come una accozzaglia di opportunisti, corrotti e ladri da mettere fuori causa. Iniziò la così detta era berlusconiana, erede della peggiore prima repubblica, ma in altra salsa. Cosa fece la sinistra italiana nel contempo? Prese a modello i peggiori metodi gestionali ed affaristici degli avversari politici, veri o presunti. Un progressivo disinteresse per le esigenze della società venne sostituito da prese di potere in banche, aziende pubbliche, apparati finanziari, concorsi, appalti ed altri siti dove si coniugava soldi e potere, spesso in un connubio disastroso per la società, me redditizio per gli “addetti ai lavori”. E’ sopraggiunta la crisi, nella quale ci troviamo ancor oggi impantanati, complice anche una endemica corruzione che fa scomparire ogni anni circa 300 miliardi dai conti pubblici, il berlusconismo ha mostrato il suo volto, ovvero quello che, con il vantaggio di uno o di pochi, il resto della popolazione viene lasciata al suo rio destino, e la sinistra? Ha continuato a sprofondare nel mondo improponibile del malaffare e del disinteresse per le esigenze dei cittadini. La sirena del potere e del danaro ha un canto veramente ammaliante. La gestione di Matteo Renzi ha messo in luce in quale pantano si era adagiato il mondo “progressista”. Amicopoli, parentopoli, banche al fallimento, saccheggio sistematico di pubblico danaro, riduzioni di fondi per Sanità, Istruzione, Ricerca, Infrastrutture, mancato adeguamento a canoni di civile gestione di un elefantiaco apparato burocratico teso solo alla propria sopravvivenza con applicazione di demenziali normative atte a demotivare se non ad impedire qualsiasi tipo di attività. Se un italiano poteva chiudere un occhio dinnanzi a comportamenti simili legati, istituzionalmente, ad apparati partitici aventi quali fini l’interesse di pochi e delle classi egemoni, è risultato insopportabile sentire proclami a favore delle classi subalterne e, poi, in pratica, far peggio della controparte. E così si è giunti al referendum sulle modifiche alla Costituzione, modifiche che avrebbero, di fatto, imposto una gestione autoritaria ed anti democratica del Paese. Bocciata tale velleitaria trovata, con tutte le tornate elettorali successive si è visto un costante declino della sinistra che, ormai incapace di riportarsi ai valori fondanti del suo essere, si trascina, sempre con gli stessi capataz, in una serie di diatribe personali vivendo una realtà estranea agli interessi della popolazione. Qui bisogna fare una fondamentale precisazione: quando il numero dei votanti scende al di sotto di un 60-65% dell’intero corpo elettorale, parlare di democrazia è totalmente inesatto, siamo dinnanzi a diverse forme di gestione del potere: oligarchia, autocrazia, cleptocrazia (i ladri al potere), ma di democrazia se ne vede poca. Escluse le votazioni politiche, qui viaggiamo tra un 49% ed un 20% di votanti sull’intero corpo elettorale. In parole povere una esigua minoranza gestisce la cosa pubblica in nome di una democrazia che non esiste! La scusa, da parte partitica, che i non votanti hanno torto perché potrebbero benissimo recarsi al seggio elettorale, non regge assolutamente. Chi vanno a votare? Spesso personaggi impresentabili, messi in lista per fare gli interessi di segreterie partitiche, personali o di clan se non della delinquenza organizzata? L’assenteismo elettorale non è un antecedente, ma un conseguente della pessima gestione della società, e questo assenteismo ha colpito in particolar modo quelle forze partitiche che hanno tradito le proprie radici e tradizioni storiche di difesa delle classi subalterne, di onestà, di etica sociale e di corretta amministrazione. A questo punto ritorniamo nel nostro Appennino. Qui ci troviamo in un contesto esemplare di come le amministrazioni di sinistra abbiano tradito i fondamenti del proprio essere. Elenchiamo i problemi: ferrovia, bene pubblico, dal funzionamento episodico, con lavori fatti in maniera dissennata. Si pensi solo alla demolizione del doppio binario a Vergato, malgrado le proteste, per poi spendere altri soldi per ripristinarlo dopo infiniti disagi per gli utenti. Detti tecnici ferroviari, pagati con soldi pubblici, chi li ha messi a fare certe cose visibilmente illogiche? Proseguiamo: SS 64 Porrettana, una vergogna nazionale da Sasso Marconi a la Carbona. Sembra che per evitare di metterla a posto, detta Strada Statale sia stata declassata a Strada di Penetrazione Montana, qualcosa di meglio o di peggio di una mulattiera. Se così è, chi è stato l’artefice di una simile baggianata? Perché non fare retro marcia e creare un tratto stradale atto ad agevolare il trasporto nella Valle del Reno? A quanto mi risulta non ho sentito grandi clamori in merito sia da parte degli Amministratori locali che nelle sedi regionali o in qualche potente segreteria partitica. Sanità: continua il costante smantellamento dei servizi sanitari nell’Appennino. Anche qui le decisioni fatte a danno delle popolazioni più disagiate e subalterne (Spending Review=togliere fondi e lasciare inalterata la corruzione ed il furto, basta leggere le cronache che giornalmente ci illustrano scandali e costanti ruberie nella Sanità). Anche qui, onde non finire in contrasto con le segreterie partitiche, vi è stato un sistematico defilarsi di chi avrebbe dovuto alzare la voce e puntare i piedi. Istruzione: sappiamo bene che oggi il livello di scolarità richiesto per l’entrata nel mondo produttivo è equivalente a quello universitario; sia nell’ambito tecnico-applicativo che in quello professionale che di ricerca. A quanto mi risulta non è stato fatto nessun incontro con organi universitari o altri istituti per portare qui sedi distaccate di Facoltà o studi. La fuga dei giovani ha come motore trainante lo studio. Se si è obbligati, per completare i propri studi, a recarsi lontano da qui, è inevitabile che ci costruirà una vita ove si è studiato o in aree ove applicare le proprie conoscenze acquisite, non certo nell’Appennino, privo di tali centri di studio. Questo stato di cose si ripercuote poi anche nel mondo del lavoro non trovandosi né maestranze qualificate, né il sorgere di nuove attività imprenditoriali: manca la materia prima, ovvero il bagaglio culturale di giovani. Turismo: questa è una attività imprenditoriale estremamente sensibile ai mutamenti sociali. Se non si è al passo con i tempi, anzi necessita anticiparli, si finisce fuori dai giochi. Un paio di anni fa, tanto per esemplificare, vi fu un problema idrico-sanitario nel Comune di Lizzano in Belvedere. Il fattaccio avvenne a metà Agosto. Una pubblicità negativa da incorniciare. E’ vero che fu una annata particolarmente siccitosa, ma ci si è documentati di quanta acqua venga immessa negli acquedotti e di quanta ne va persa a causa di tubazioni vecchie e fatiscenti? Quali provvedimenti sono stati presi per sistemare l’approvvigionamento idrico? Non basta emettere ordinanze proibendo di annaffiare i giardini, è necessario un piano di ristrutturazione idraulica degli acquedotti partendo da indagini serie delle loro condizioni e delle aree di prelievo. Adesso, per non proibire ai turisti di fare la doccia in certi periodi o di mettere in difficoltà la propria attività imprenditoriale, vi sono albergatori che stanno posizionando apposite cisterne di accumulo. E la Pubblica Amministrazione dov’è? Giorni fa un assessore regionale è venuto ad illustrare un’idea di inserimento di Banda Larga nell’Appennino. Non ho avuto modo di conoscere a fondo detta idea forse su cavi a fibra ottica, ma se una simile opera infrastrutturale non è accompagnata da creazione di scuole di informatica, di sinergie operative con aree produttive, rimaniamo nell’ambito di promesse preelettorali. Nell’ambito di tali promesse vi è anche quella del mega impianto Corno-Doganaccia-Abetone. Un’idea balzana riesumata per accogliere il consenso di un certo numero di persone totalmente a digiuno, a quanto sembra, dei trend turistici, climatici ed economici del 3° millennio. Ci troviamo nella situazione di quando si ha a che fare con degli alcolizzati, invece di indirizzarli ad un recupero psico-fisico, gli si propina loro qualsiasi cosa puzzi d’alcol. Che poi si faccia il loro danno, questo è secondario, in primis il consenso. Questo, a mio modo di vedere, sarebbe l’attuazione di tale folle idea (Patty Pravo, magari) disinteressandosi totalmente di tutti i problemi prima evidenziati e facendo orecchie da mercante per modesti investimenti sulla antica viabilità transappenninica in grado di portare numeri consistenti di turisti nelle nostre zone. Ma si sa, “gestire” milioni di € non è la stessa cosa che gestirne poche migliaia. Le parole di Enrico Berlinguer sono state, anche in questo caso, profetiche. Assessore Donini, se qui non si cambia registro, le ultime “roccaforti” della sinistra delle nostre zone, rischiano di diventare, con le prossime elezioni, un cumulo di macerie. Il costo, purtroppo, lo pagheranno le popolazioni disagiate dell’Appennino, nessuno escluso.

Ettore Scagliarini

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