Gestione del “potere”

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A seguito di disposizioni del Governo centrale in merito a lavori fattibili senza autorizzazioni comunali, le 58 famose disposizioni, da parte delle Amministrazioni locali si è corso immediatamente ai ripari. Se ci si pensa bene con tali normative si è tolto ai Comuni non tanto i soldi derivanti da tali autorizzazioni, quanto il POTERE di gestire i cittadini. Facciamo mente locale sul concetto di POTERE. Quand’è che si dispone di tale facoltà? Quando si è in grado di impedire a qualcuno o, meglio, a tutti di poter fare qualcosa a propria discrezione, ma solo a beneplacito o a determinate regole imposte di chi ha in mano le leve del POTERE. Non ha alcuna importanza che tali imposizioni siano palesemente assurde, ciò che conta è che non si possa derogare da tali diktat. Vogliamo scendere nell’esplicito? Basta considerare che chiunque possa montare un barbecue nel proprio giardino. Benissimo, lo puoi fare senza tanti permessi, basta però che mi presenti una certificazione antisismica. E’ evidente che a fronte di una spesa di € 100 per un barbecue, ben pochi, se non nessuno, va a spendere 20 volte tanto per una certificazione inutile ed assurda. In detto caso il POTERE ha raggiunto il suo scopo: ti ha impedito di montare il barbecue e di goderti la tua vita. Ugualmente la favola dell’aspetto panoramico dell’ambiente. Se ti impedisco, grazie ad elucubrazioni estetiche, di montare una canna fumaria nella tua casa di montagna, il mio POTERE ha raggiunto il suo scopo. Se poi tu vai a goderti le ferie invernali in altri siti, le imprese edili locali non lavorano ed altro ancora, queste sono problematiche che non toccano il concetto di POTERE, ma fanno parte di altri ambiti, quali: la corretta gestione economica, il rispetto della qualità di vita degli amministrati ecc. che nulla hanno a che vedere con il concetto di POTERE. Qualcuno potrebbe obiettare:” Ma come è possibile architettare in maniera razionale sistemi atti a tale esercizio del POTERE?”. Qui interviene una base di carattere più psicologico che razionale. L’esercizio del POTERE non ha basi razionali, altrimenti sarebbe definibile PRINCIPIO DI AUTORITA’. Una autorità può benissimo non esercitare alcun POTERE, essere al massimo un esempio. Tanto per tornare al pratico: una onestissima persona, esempio di correttezza civile e di rispetto per gli altri è una autorità sociale, ma, praticamente, non dispone di alcuna leva del POTERE e non può imporre nulla a nessuno. Un esempio di differenza tra autorità e POTERE. Enrico Fermi, indiscussa autorità nel campo dell’ energia atomica fu obbligato ad andare in esilio da chi in quel momento gestiva il POTERE grazie a leggi vergognose come quelle razziali. Visto che ci siamo inoltrati nell’ambito del ventennio, sarebbe doveroso fare alcuni confronti fra la dittatura fascista e l’attuale dittatura economica.  Parlo proprio di una dittatura, quella attuale, che non si basa più sull’utilizzo che squadre in camicia nera, ma da oppressione economica. Chiariamo il concetto: durante il ventennio per mettere un barbecue ( allora italica griglia ) nell’orto, intonacare la propria casa, suddividerne l’interno con alcuni pietrinfogli, cambiare gli infissi ecc. non era necessario un permesso del federale, facevi i lavori ed era finita lì. Se poi volevi anche il consenso delle autorità affiggevi sulla parete intonacata ed imbiancata lo stemma del fascio con tanto di aquila e la parola DUX, eri sicuro di essere citato come “Vero italiano”. Oggi vieni massacrato da spese burocratiche, astruse normative, demenziali ed onerose pratiche. Si è trasformato il POTERE, ma il suddito resta sempre tale. Il bello poi, di tutto questo trasando è che coloro che gestiscono questo tipo di POTERE, il 25 Aprile concorrono a festeggiare la Liberazione. Viste le cose come vanno sarebbe opportuno mutare nome a detti festeggiamenti da Liberazione a Trasformazione. Non credo che durante il ventennio qualcuno si sarebbe azzardato a smantellare degli ospedali o, peggio l’ONMI ( Opera Nazionale Maternità ed Infanzia ). Oggi, qualsiasi segreteria partitica può decidere della salute dei cittadini e se delle donne con figli piccoli possano o meno avere assistenza. Quando si fanno dei confronti è necessario collocarsi nei rispettivi periodi storici, ci stiamo confrontando con una realtà di quasi 90 anni fa, circa 4 generazioni!  Lo sapevate che durante il ventennio le spese per la ricerca e l’istruzione erano, percentualmente, superiori a quelle odierne? Si ha il sospetto che gli attuali gestori del POTERE abbiano tutto l’interesse ad avere ai propri piedi un popolo di citrulli ignoranti( è più facile condurre un gregge di pecore!). Ed infatti quotidianamente si tolgono fondi alla Ricerca, all’Istruzione, alla Sanità e si accetta che scappino all’estero annualmente 120.000 giovani acculturati, tecnici e maestranze qualificate.  I nostri attuali gestori del POTERE, parlo di quello impropriamente definito politico, godono di una stima ed una autorità da numeri relativi, ma di un POTERE enorme che consente di piazzare in luoghi di comando, in banche, in aziende pubbliche, in comitati per appalti, in ricostruzioni post terremoti ecc. parenti, amici e sodali partitici indipendentemente dalle loro capacità o competenze. Oggi questo POTERE, almeno in Italia, non è neppure frutto di una espressione democratica, essendo il derivato da un consenso elettorale infimo e risibile. Mussolini annullò le elezioni, questi hanno distrutto dall’interno, la volontà popolare. Dov’è la differenza? Solo pubblicità, purtroppo. In parole povere, il POTERE ha il consenso da sé stesso e ciò ci riporta ai concetti ben espressi, anche sul piano matematico, da Piergiorgio Odifreddi nel suo libro “La Democrazia non esiste”. La mia aspirazione? Coloro che il 25 Aprile festeggiano la Liberazione da una dittatura facciano un esame di coscienza e si rendano conto di averla sostituita con un’altra, meno da spettacolo di piazza ma più invasiva, più oppressiva anche nella sfera privata utilizzando non olio di ricino e manganello ma il POTERE economico in forme, spesso, ricattatorie.

Ettore Scagliarini

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